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Call to Action! - WTO Turnaround / 8th Ministerial in Geneva, 2011
CALL TO ACTION!
WTO TURNAROUND – Fermiamo la rinascita della WTO!
Gennaio 2011
Nei suoi 15 anni di esistenza, la WTO ha progettato le regole del commercio globale a vantaggio del profitto e del potere delle imprese multinazionali, scatenando il caos su lavoratori, contadini e l’ambiente e minacciando la sovranità dei Paesi di tutto il mondo. L’agenda negoziale per espandere la WTO (il cosiddetto Doha Round) era già inappropriata al momento del suo lancio nel 2001, ma lo è diventata ancor più oggi considerato l’impatto dell’attuale crisi globale. La convergenza tra la crisi agricola, economica e finanziaria è una chiara evidenza di come la WTO abbia fallito nel promuovere la stabilità economica globale, lo sviluppo, la riduzione della povertà e la sostenibilità:
- Negli ultimi anni, abbiamo assistito ai devastanti impatti della volatilità dei mercati delle commodities, che ha visto i contadini subire l’aumento delle importazioni di prodotti sussidiati ed i consumatori soffrire per la crescita esponenziale dei prezzi durante la crisi alimentare. E questo mentre le regole della WTO hanno inficiato la capacità dei Paesi in via di sviluppo di reagire alla crescita delle importazioni e nulla hanno fatto per regolamentare i prezzi delle materie prime agricole. Invece di un ulteriore mandato alla Wto per liberalizzare il comparto agricolo, c’è bisogno di un sistema che garantisca la sovranità alimentare, la sicurezza alimentare, lo sviluppo rurale ed una vita dignitosa per i contadini.
- La WTO non è stata capace di prevenire la crisi economica globale con centinaia di milioni di persone che hanno perso il proprio lavoro, al contrario le regole della WTO hanno impedito ai Governi di difendere i propri Paesi dalla crisi globale, come nel caso della “guerra delle valute” ed i suoi effetti sul commercio. La “ricetta” della WTO all’attuale crisi occupazionale sarebbe quella di ridurre le tariffe sui beni, tariffe che sono state importanti in molti Paesi nel proteggere il livello di occupazione interna durante la crisi, ma anche fonte di risorse in molti Paesi poveri. Per promuovere la prosperità e ridurre la povertà abbiamo bisogno di un rilancio globale per creare lavoro dignitoso, non delle fallimentari politiche della WTO.
- La liberalizzazione e la deregolamentazione guidato dalla WTO del settore dei servizi finanziari ha contribuito a creare le condizioni della crisi finanziaria. Nonostante questo le “ricette” della WTO spingono per un’ulteriore liberalizzazione e deregolamentazione dei servizi finanziari, incoraggiando la speculazione e la fluttuazione delle valute. Un approccio sconcertante, considerato che la maggior parte dei Governi e persino il G20 hanno compreso l’importanza di una rafforzata sorveglianza pubblica sul settore finanziario.
- La crisi climatica globale è stata aggravata dal modello economico sostenuto dalla WTO che promuove l’espansione delle esportazioni ad alto consumo di energia, l’utilizzo della terra per l’agricoltura industriale ad alta emissione di CO2, e soluzioni basate sul mercato (come il carbon trading o l’azzeramento delle tariffe sui beni ambientali) mentre tutela le strette protezioni alla proprietà intellettuale che impediscono un reale trasferimento di tecnologia. Soluzioni reali alla crisi climatica prevedono invece il ripristino del legittimo ruolo dei Governi di regolamentare l’attività delle imprese e di ripensare le nostre economie verso la sostenibilità piuttosto che verso le false soluzioni della WTO.
- Le regole della WTO indeboliscono il diritto dei popoli alla partecipazione democratica nelle decisioni che condizionano le loro vite. Promuovono la privatizzazione di servizi vitali del settore pubblico che sono la chiave per un miglioramento della salute pubblica e per uno sviluppo sostenibile, e indeboliscono i diritti e la capacità dei Governi di monitorare, sostenere e finanziare questi servizi, inclusi i sistemi sanitari pubblici, l’educazione, la gestione del settore idrico, l’accesso ai medicinali, il controllo del mercato del tabacco e le telecomunicazioni.
Inspiegabilmente, la WTO ha ulteriormente annunciato l’intenzione di accelerare l’agenda negoziale per la prossima primavera, dopo il consenso raggiunto da alcuni Governi durante il summit del G20 del novembre 2010 per concludere i negoziati WTO del Doha Round nel 2011.
Nonostante il Doha Round sia collassato almeno tre volte dal suo lancio nel 2001, ogni volta è risorto dalla morte consentendo ai negoziati tecnici di procedere a Ginevra. L’ultimo testo, del dicembre 2008, riflette in gran parte gli interessi dei Paesi ricchi, sebbene sia stato accettato dalla maggioranza dei Paesi come base negoziale. Il prossimo aprile verranno diffusi nuovi testi aggiornati che, considerata la storia della WTO, probabilmente eviteranno di considerare molte delle richieste pro-sviluppo proposte innumerevoli volte dai Paesi in via di sviluppo nel 2009 così come nelle precedenti ministeriali.
I sindacati, i movimenti contadini, ambientalisti e le alter organizzazioni della società civile, molti dei quali uniti assieme nel network globale Our World Is Not For Sale (OWINFS) network, stanno collaborando per raggiungere tre obiettivi principali:
- Delegittimare la WTO ed il suo modello economico neoliberista come soluzione alle attuali crisi globali, in particolare quella finanziaria, quella economica, alimentare e climatica;
- Bloccare il completamento dei negoziati del Doha Round per l’espansione della WTO che impatterà negativamente sull’occupazione, l’agricoltura ed i servizi;
- Ribaltare gli attuali impegni alla WTO che impediscono ai Governi di essere in grado di implementare politiche pubbliche nazionali per combattere le crisi attuali.
OWINFS incoraggia i movimenti sociali e le organizzazioni della società civile preoccupate degli impatti che la WTO avrà su lavoratori, contadini, I diritti di genre, l’ambiente ed il nostro futuro ad organizzare un’immediata pressione nazionale sul proprio Ministro per il commercio con l’estero per:
- Organizzare eventi di sensibilizzazione e media per aumentare la consapevolezza delle persone sugli impatti nazionali della WTO e su quelli potenziali in seguito al suo ampliamento su contadini, lavoratori, l’ambiente ed i collegamenti tra la liberalizzazione del commercio all’attuale crisi globale. Sul sito di Our World Is Not For Sale e su quello di Fair è possibile trovare approfondimenti e strumenti di azione.
- Chiedere un incontro con il Ministro responsabile per esprimere la vostra opposizione al Doha Round ed informare il Governo che state monitorando le loro attività a Ginevra.
- Chiedere ai parlamentari ed agli altri Ministri coinvolti (agricoltura, lavoro) di fare pressione sul Governo nazionale ed esercitare il diritto/dovere del Parlamento di giungere ad una politica agricola ed industriale sostenibile e di lungo termine capace di bloccare l’approccio neoliberista dei negoziatori.
- Inviare una lettera aperta, sostenuta da un ampia coalizione di movimenti sociali e della società civile, al proprio Governo nazionale
- Contattare i media per spiegare loro gli impatti negativi della WTO sull’economia, i lavoratori, i contadini, i pescatori, i diritti di genere, l’ambiente, il cambiamento climatico e la salute pubblica. E’ possibile inviare una Lettera all’Editore o una lettera aperta. OWINFS è a disposizione per sostenere una campagna media appropriata.
Il network globale Our World Is Not For Sale sta lavorando per una campagna internazionale e per sostenere campagne nazionali in tutto il mondo. Per maggiori informazioni si prega di contattare Deborah James at djames@cepr.net, per informazioni sull’attività in Italia si prega di contattare Monica Di Sisto all’indirizzo monica.disisto@faircoop.it .
Per maggiori informazioni su OWINSF e sulla WTO: www.ourworldisnotforsale.net. Per documentazione in italiano: http://fairwatch.faircoop.it
Promotori:
Council of Canadians, Canada
Fair, Italy
Foro Ciudadano de Participación por la Justicia y los Derechos Humanos (FOCO), Argentina
IBON Foundation, Philippines
War on Want, UK
World Development Movement, UK
ATTAC-Québec, Canada
Corporate Europe Observatory (CEO), Belgium
The Development Fund, Norway
Asian Peasant Coalition
The Oakland Institute, US